Dopo il romanzo storico “Mastarna, il re etrusco di Roma” del 2002, Francesco Menghini ci regala un secondo romanzo su un altro personaggio enigmatico, ma anche problematico e di grande importanza sia per la storia etrusca che per quella di Roma nel periodo tardoarcaico della fine del VI sec. a. C.: Porsenna, re di Clusium/Chiusi e (secondo Plinio) anche di Volsinii/Orvieto. Il romanzo, diviso in 13 capitoli e caratterizzato dagli stessi modi e dallo stesso stile del precedente, è ambientato in vari siti dell’Italia centrale, come a Roma, a Tarquinia, sul Monte Amiata e nel famosissimo santuario etrusco centrale, cioè nel Fanum Voltumnae, ma tocca anche zone lontane dall’Etruria, come la Grecia e la Persia.
L’autore cerca di far rivivere non solo le vicende storiche, narrandole con ampliamenti e divagazioni opportune, ma anche i personaggi stessi, come Porsenna, Tarquinio il Superbo, Lucrezia, Bruto, Collatino, Coclite, Clelia e Muzio Scevola. La forma romanzesca di cui Francesco Menghini può essere considerato ormai un vero maestro, lo aiuta a facilitare la narrazione e a vivacizzare l’azione. Il fondo storico di questo nuovo romanzo è estremamente movimentato e ricco di avvenimenti politici, militari e culturali, come la fine della talassocrazia etrusca nel Mare Tirreno, la fine della monarchia etrusca a Roma e la transizione verso uno stato repubblicano, l’akmè dell’arte etrusca arcaica con i suoi famosi capolavori e le grandi battaglie fra Persiani e Greci.