Quindici anni di vita. Un campo ampio ma deliberatamente limitato. Un libro di memorie, ma non solo. Un racconto di memoria, della memoria come soggetto narrante, come sede privilegiata per la ricostruzione di un’identità probabilmente in cerca di nuove prove, reduce da un principio di amnesia.
Di fronte il passato: non come feticcio per la nostalgia, né come gemma irrimediabilmente trafugata. Al contrario, il passato di realtà permanentemente presente: quello con l’individuo dentro. Equivalentemente fatto e fattore.
E poi gli avvenimenti: attraverso la gradualità delle scale proporzionali, non grandi né piccoli; solo e semplicemente avvenimenti, gli avvenimenti del narratore, gli avvenimenti di tutti noi. I fatti della Storia di un paese della provincia di Viterbo, del grande paese Italia, dell’enorme paese Mondo, non differenziati se non dalle dimensioni relative, uguali proporzionalmente, con i loro effetti, le loro conseguenze sulle persone - ancora una volta proporzionalmente più o meno influenti, più o meno celebri (influenti nel Mondo o ugualmente influenti ad Acquapendente) - per caso o per merito al centro delle circostanze. E poi le persone, appunto: tante persone, tante connotazioni, tante diverse attitudini, tutte insieme nella memoria come nella realtà. Memoria e realtà non contrapposte, ma complementari. Lo scenario della memoria: un tutto contemporaneo, con la classificazione temporale fuori gioco, con le procurate incoerenze cronologiche, gli sconfinamenti in avanti e le repentine retromarce, come certa prassi musicale seicentesca delle tonalità raminghe, autentica immagine della Memoria. Memoria autobiografica, certo; ma di quelle vive.