Nel corso del nostro Cinquecento, alla letteratura classicistica - quella, per intendersi, che trae origine dalle regole bembiane, abitualmente riconosciuta come regolare - , si contrappone una letteratura alternativa, per contro valutata negativamente. Ai suoi cultori sono stati infatti riservati termini riduttivi come “avventurieri della penna”, “scapigliati” o “poligrafi”. Eppure la parola irregolari acquista un suo specifico valore storico - letterario solo se rapportato alla poetica degli stessi autori; i quali erano ben consapevoli di porsi al di fuori della letteratura ufficiale, profondendo il loro massimo impegno a livello stilistico. Forse è in tale direzione che si riesce a comprendere la coesistenza, in questo lavoro, dei versi <<popolari>> del Pellenegra accanto a quelli aulici e d’occasione del Giustiniani e del Biondo.
Il libro offre uno spaccato inconsueto della letteratura italiana della prima metà del Cinquecento, sottoponendo a verifica critica e filologica autori e testi semisconosciuti. Articolato in due sezioni (I. Aretino e dintorni; II. Metrica e storia della lingua), il volume analizza alcuni aspetti significativi della produzione giovanile e della morte dell’Aretino, nonché della bibliografia frammentaria o non ancora definita del Pellenegra, di Michelangelo Biondo e di Giovanni Giustiniani da Candia; che ripercorrono l’evoluzione delle nostre forme metriche e storico - lingistiche fino al Novecento.