Frankenstein di Mary Shelley, testo conosciutissimo nelle sue rielaborazioni cinematografiche, meno nella versione originale—da copertina a copertina—lettura richiesta o fortemente consigliata in molte scuole superiori italiane. Lo conosciamo tutti e tutti lo insegniamo. E lo insegniamo come si fa di solito in classe: spiegazioni, analisi del testo, compiti scritti, tesine, ricerca su internet. Applichiamo adesso al conforto del noto il Verfremdungseffekt concesso invece dall’ignoto. E se… . Prendiamo Frankenstein, straniamolo e decostruiamo la conoscenza che ne abbiamo. Leggiamolo ad alta voce in pubblico. Ne avremo un’altra percezione? Ne avranno un’altra percezione gli studenti? Lo sentiranno maggiormente loro, meno di studio e più di piacere? Tramutati in custodi di un piccolo pezzo del romanzo, saranno in grado—saranno soprattutto interessati—a diventarne anche i testimoni? è di questo esperimento didattico che il nostro libro si occupa, ricostruendo le fasi di un articolato progetto di ricerca-azione promosso dalla Cattedra di Letteratura Inglese dell’Università degli Studi della Tuscia e da cinque Licei di Viterbo.
Le nostre riflessioni possono essere usate come guida per reinventare la didattica anche di altri testi di lettura raccomandati nelle scuole. Pensiamo a come risulterebbe diverso leggere ad alta voce A Christmas Carol di Charles Dickens, un romanzo ricchissimo di effetti sonori, oppure gli scambi vivaci tra Elizabeth e Darcy in Pride and Prejudice di Jane Austen. Come succede quando una commedia o una tragedia lasciano la pagina e giungono sulla scena, la parola del romanzo letto ad alta voce in pubblico diventa una parola tridimensionale, una parola che si transustanzia, si libra dalla pagina e fa il suo ingresso non solo nella classe, ma in noi. È con questo invito a riappropriarci del testo letterario—poesia, racconto, romanzo—attraverso la sua consumazione/riproduzione orale che inizia dunque il nostro viaggio nel “Frankenread”.