Molti anni, fa iniziai a raccogliere materiale allo scopo di ricostruire la storia risorgimentale del mio paese di origine (Castiglione in Teverina). Ovviamente lessi anche ciò che era stato precedentemente pubblicato inerente al periodo risorgimentale nella provincia di Viterbo, compresa una tesi di laurea, sul Risorgimento viterbese, peraltro scritta da una donna, che trattando dell’apporto femminile nelle vicende risorgimentali della nostra provincia, le rilegava al ruolo di cucitrice di bandiere e coccarde. Ciò contrastava palesemente con i fascicoli che mi erano capitati sotto mano durante le mie ricerche nell’Archivio di Stato di Viterbo, a dimostrazione di come un luogo comune può essere così forte da ritenere, anche da parte di uno storico, inutile cercare di confutarlo.
Cominciai così a prendere le posizioni dei documenti e decisi che dopo aver fato uscire dall’oblio le vicende che avevano visto protagonisti i miei compaesani, mi sarei dedicata a queste donne, dimenticate dalla storia ufficiale, oscurate dai pregiudizi che le volevano al massimo come figure di contorno, vittime di una morale che non incoraggiava e non perdonava il protagonismo di chi sfidava le convenzioni per affermare la propria individualità e i propri ideali.
Avvalendomi di una documentazione inedita, scavando sia nei rapporti di polizia che in corrispondenze private, ho ricostruito vicende pressoché sconosciute, di donne di ogni ceto e di tutte le età, impegnate in molteplici imprese cospirative. Ne viene fuori e traspare in questa ricostruzione una stagione politica che fu fondamentale per l’unità della nazione, con le battaglie, l’impegno civile, il fervore ideale che l’accompagnarono, facendole uscire dall’oblio in cui l’avevano relegate.