Ancora oggi, a sessant'anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, scrivere sulla città di pietra a Roma tra il 1922 e il 1943 obbliga ad una dichiarazione di intenti. Se è vero che lo storiografo è sempre condizionato dal suo ambiente sociale e dalla sua formazione culturale, è altrettanto vero che lo stesso storiografo (pur non illudendosi di essere oggettivo e super partes) può tentare di essere imparziale ed equidistante, evitando di studiare soltanto la documentazione che rafforzi le sue tesi precostituite.