"Ci è parso necessario mettere a fuoco i tre versanti dai quali valeva la pena di guardare oggi, per l'Italia, agli eventi del 1914-18 in rapporto ai movimenti di popolazione. In primo luogo il versante dei rientri forzosi, fra la tarda estate e l'autunno del 1914, dai paesi europei scesi in guerra fra loro e mete tradizionali della nostra emigrazione cosiddetta "temporanea". Poi, sebbene accennandovi solo di sfuggita, quello dei rimpatri da essi e soprattutto da quelli transoceanici in forza di un cospicuo arruolamento di "riservisti" e "volontari", non di rado nati o cresciuti all'estero e per il posto che presero nell'immaginario influenzato dai libri di scuola e per l'infanzia. E infine, con maggiore insistenza, il versante delle migrazioni interne di ogni tipo, ma segnatamente di quelle derivanti dalle modalità d'impiego a supporto dell'esercito di lavoratori nell'industria, in agricoltura e nei servizi".