Dopo la scomparsa di Vicino Orsini, il Sacro Bosco di Bomarzo uscì dall'orizzonte della storia per diventare un luogo mitico. Abbandonato per tre secoli, spazzata via la memoria delle colte motivazioni delle sue iconografie, divenne lo scenario di foschi racconti popolari che parlano di schiavi turchi, gobbi assassini e fanciulle brutalizzate. Rilanciato all'attenzione del pubblico da Salvador Dalì nella prima metà del Novecento, si è trasformato in un'attrazione irresistibile per studiosi, artisti e visitatori di ogni genere, e mentre si cercavano le sue origini storiche, il mito si arricchiva di un 'mistero indecifrabile'. A Bomarzo si ispirano da allora registi, musicisti, fumettisti, ma anche narratori come Manuel Mújica Láinez, uno dei maggiori esponenti della letteratura argentina, che nel 1962 fonde storia, leggenda popolare e fantasia nel romanzo "Bomarzo", da cui è stata tratta anche un'opera lirica. Questo studio esplora l'immaginario folklorico gravitante intorno a Bomarzo, cercandone le possibili radici storiche, ed analizza le sue ricadute sulle diverse produzioni testuali seguite all'ingresso del Sacro Bosco nella cultura contemporanea.