Lo spoglio sistematico delle testate italiane ancora custodite presso biblioteche e archivi soprattutto in Brasile ha consentito di tracciare un quadro esauriente della stampa italiana oltreoceano, della quale sono stati analizzati contenuti, indirizzi, fasi, campi di specializzazione tematica e funzioni in tre grandi sottoperiodi: sino alla Prima guerra mondiale, nel ventennio fascista e nel secondo dopoguerra, sottolineandone continuità e discontinuità, avendo costantemente presente il compito che giornali e riviste si attribuivano in termini di difesa e costruzione dell'italianità e di rafforzamento dell'identità collettiva. Un capitolo intero viene dedicato alla stampa operaia, molto ricca sino al 1920, che poneva anch'essa un compito di formazione più che informazione, sia pure non in chiave nazionalistica ma di classe, scontando comunque l'apparente ambiguità di rivolgersi a un pubblico formato quasi esclusivamente da italiani. Negli anni tra le due guerre, anche i periodici subirono l'influenza del regime mussoliniano, così attento d'altronde alla stampa e agli italiani all'estero, mentre a partire dal 1946 si assistette al declino della pubblicistica etnica.