Con la caduta di Costantinopoli, la Santa Sede ha temuto che la minaccia turca potesse mettere in pericolo non solo l’intera area del sud-est europeo e dell’oriente mediterraneo, com’era effettivamente avvenuto, ma anche la cristianità nel suo complesso portando negli animi e nelle coscienze dei credenti quel turbamento spirituale e religioso che alla fine avrebbe minato le basi della stessa civiltà occidentale. Non è dunque un caso se è particolarmente lungo l’elenco dei pontefici che si sono occupati della mutatio rerum in quest’area geo-politica e che per questo hanno sentito come obbligo prioritario contrastare l’infedele. Fra i tanti che si interessarono del problema, Clemente VI, al secolo Pierre Roger de Beaufort che, in lega con Venezia, il regno “occidentale” di Cipro e i Cavalieri di san Giovanni di Rodi, organizza nel 1344 una spedizione navale contro l’arroganza musulmana senza, però, raggiungere lo scopo. Ancor meno successo ebbe papa Urbano V, al secolo Guillaume Grimoard, già abate di s. Vittore a Marsiglia, il quale, dopo l’inizio delle conquiste turche in Europa, non cessò di lanciare pressanti inviti agli Stati cristiani affinché unissero le loro forze per colpire più efficacemente e annientare l’arroganza del nemico infedele. Appelli e richiami caduti invero miseramente nel vuoto, tanto che nel 1364 saranno gli stessi turchi a chiedere notizie della crociata facendosi così apertamente «beffe dei bizantini».