Si può fare poesia etnografica? Si può recuperare la quartina, for - ma lirica per eccellenza (poi confluita nell’ottava) come mezzo espressivo di cultura letteraria di matrice popolare? L’autore, Pietro Angelone, riproponendo questa antologia poe - tica, già pubblicata nel 1995 con il titolo Non è poi molto tempo: sembra un’era, non ha dubbi in proposito e sottopone i suoi versi alla sensibilità ed all’attenzione dei lettori, con l’aggiunta di alcu - ne significative composizioni tratte dall’altra antologia dal tito - lo Da buio a buio, a completamento dell’opera che risulta essere un’affresco in versi della cultura contadina e popolare della Ma - remma laziale e della bassa Toscana prima della Riforma agraria del 1952. Un recupero culturale risolto attraverso una raccolta di compo - sizioni che sono una precisa analisi descritta con versi e di ca - rattere etnografico, e che, per usare un’immagine figurata, sono simili ad acquarelli in un contesto pittorico generale. L’autore, già nel titolo, con l’uso del termine villania si contrap - pone all’equivocità semantica e a quella di un certo verseggiare moderno introspettivo e pseudo-analitico, dando dignità lette - raria ad una cultura considerata per troppo tempo subalterna, poiché popolare, come, del resto, ha già fatto in tutte le sue opere. E così si pone contro tutto ciò che come villania moderna (pur - troppo la semantica spesso gioca sull’equivoco) caratterizza cer - to modo di esprimersi e di agire, pertanto di pensare, e così le composizioni diventano anche canto liberatorio. La breve, ma preziosa, Introduzione di Romualdo Luzi chiarisce ampiamente questi concetti.