Qual è l’interconnessione esistente tra potere statuale e sviluppo economico? E quali sono le sue relazioni con il contesto socio culturale, etnico e religioso su cui si sviluppa e da cui trae origine? Una domanda sulla quale il dibattito critico si è più volte cimentato attraverso il ricorso all’analisi comparativa tra sistemi politico- conomici e l’impiego di chiavi di analisi e di interpretazione multidisciplinari. Il caso delle tigri asiatiche rappresenta un esempio rilevante poiché, unitamente ad una sostenuta crescita economica (intercorsa tra la ne degli anni Settanta e i primi anni Novanta) le istituzioni statali hanno attuato una determinata strategia politica, che ha tuttavia tenuto conto delle millenarie tradizioni della comunità civile. Su questa complessa dimensione, infatti, si è intervenuto per il raggiungimento dello sviluppo economico e per un livello maggiore del tenore di vita generale. Analizzando il percorso intrapreso da tre dei Paesi del Sud-Est Asiatico (Singapore, ailandia ed Indonesia), l’Autrice si propone non solo di veri care la validità della tesi che descrive le tigri secondo la formula dello Stato forte-società debole ma anche di o rire una dettagliata interpretazione del loro processo di sviluppo politico-economico. Senza tralasciare le cause e gli e etti del profondo shock intervenuto nel 1997-1999 e dei suoi risvolti sul piano politico interno ed internazionale, si e ettua un’analisi che guarda anche alle prospettive future di una realtà come quella dell’attuale Asia Sud-Orientale la quale, a fronte di una società civile sempre più articolata, aperta alle istanze liberal-democratiche e resa dinamica dalla crescita del benessere collettivo, sembra tuttavia attribuire margini ancora residuali alla concreta attuabilità della democratizzazione.