Oggi parlare di lettere può suonare inattuale e iniziare ad avere una funzione di memoria. Ma pur nella metamorfosi, un aspetto fondamentale non sembra però cambiato, qualcosa che è stato definito a partire dalla forma originaria, dalla lettera, e che continua a sussistere, ed è la possibilità, attraverso il messaggio epistolare, di colmare una assenza. Del resto si può dire che la scrittura epistolare è generata proprio dalla necessità di provvedere a una distanza e a una mancanza. Gioco di vicinanze e distanze, 12 obbligate, che segue i movimenti del desiderio tendendo verso ciò che è lontano, scrivere una lettera vuol dire comunicare come se l’interlocutore fosse presente: la lettera trasforma l’assenza in presenza. Se c’è la lettera allora uno dei due poli deve mancare e quel vuoto è colmato dal foglio che si sostituisce all’altro assente, ne è vicario; e allora quello che sembra un monologo si trasforma in dialogo, un dialogo differito.