Perché “La Navette”? Perché se si vuole imparare una lingua - impresa tettonica - é opportuno disporre di un mezzo pratico, sicuro foss’anche lento, che per tappe, faccia la spola tra un punto di partenza e uno d’arrivo e, qualora necessario, passi e ripassi per le stesse tratte, approfondendone panorama e carattere ad ogni passaggio. Perché per noi “neo-latini” é un “francesismo”, come tale, dunque, una parola “meticcia”, entrata nell’uso italiano con il quasi isomorfico “la navetta”. E, secondo illustri, per i quali nutriamo sentimenti d’affinità elettiva, “l’avenir est au métissage”. Perché parlare per comunicare - o, come piacerebbe ai nostri antenati, i Greci, per “dia-logare” (nel senso tanto di “annodare concetti”,quanto di “sciogliere i nodi”) - é “intessere un discorso”, la lingua come spola che corre a tessere concetti tra trama e ordito (immagine cara, quasi archetipo, alla mitologia africana e mediterranea). Perché é un’idea-sentimento che puo’, pertanto, ambire di trovare una pur modesta dimora, chissà, germinando nella grande terra della "Francophonie"