Vincenzo Fani Ciotti nasceva il 23 maggio del 1888 dal conte Fabio, patrizio romano, cavaliere di Malta, cameriere segreto di spada e di cappa di Sua Santità, e dalla contessa Maria Martuzzi. Formatosi nel collegio gesuitico di Mondragone, si avvicinò presto alla Democrazia Cristiana di don Romolo Murri, per aderire, però nel 1911, all’Associazione Nazionalista Italiana. Laureatosi a Roma in legge nel 1913, é, l’anno seguente, tra gli interventisti più attivi negli infuocati comizi di piazza, quando subisce i primi attacchi di quel male che, oltre ad impedirgli di partecipare alla guerra che aveva ardentemente voluto, lo assillerà per i restanti anni, spegnendolo il 22 luglio 1927 a Bressanone, sulle montagne altoatesine ove si era trasferito per risanarsi, fidando nel cambiamento d’aria. Nel 1916, l’incontro decisivo. A Viareggio, infatti, il Fani Ciotti conosce uno degli uomini più discussi dell’Italia dall’ora, inviso cialtrone e parolaio per alcuni, immaginifico profeta dei nuovissimi tempi per altri, quel Martinetti che D’Annunzio pare reputasse un cretino con qualche lampo di imbecillità.