Rubião fissa la baia di Guanabara dall’alto del suo palazzetto terrazzato in Botafogo; ha Rio de Janeiro ai suoi piedi, ma non controlla i codici sociali di una metropoli complessa, che lo vedrà progressivamente impoverire e impazzire. Negozianti, giornalisti, politici e belle donne assistono impassibili al suo dramma sullo sfondo dell’impero brasiliano di D. Pedro II, diviso fra arretratezza endemica e incipiente spirito capitalistico; il tutto filtrato elegantemente da una prosa dialogante, che coinvolge il lettore e non lo lascia mai indifferente, da uno stile aneddotico e ironico che esprime una visione multipla e ricca di sapiente verve immaginativa. Come dire che, se molto è mutato dal Brasile di fine Ottocento ad oggi, molto ancora rimane da fare in un paese che spesso paga ad assai caro prezzo la sua ansia di futuro.