Che il disegno e la rappresentazione grafica non siano nati dal nulla non è un segreto per nessuno, si sono formati a poco a poco nelle varie epoche: ogni artista ripete o adotta qualcosa di quanto lo ha preceduto. L’originalità, il genio dell’uno o dell’altro, sta nel modo in cui ha usato la sua eredità artistica. Alessio Tosoni non è un’eccezione, egli ha indubbiamente “imparato” il disegno, ma è anche evidente che più tardi, certamente grazie a quel misto di passione e sogno, di piacere e desiderio, di memoria e di illusione, che può provocare in noi ciò che va oltre il nostro “mestiere”, ha analizzato, scomposto, “maltrattato” e reinventato corpi, immagini e forme, attraverso una sorta di sublimazione lirica della semplice e pura essenza di quelli che gli storici dell’arte chiamano i “grandi canoni”.