Luigi Billi è nato a Firenze nel gennaio 1958. Consegue a Genova, dove si era trasferita la famiglia, il diploma al Liceo Artistico, per poi far ritorno nella sua città natale: qui si iscrive alla facoltà di Psicologia sperimentale. Questo singolare quanto temporaneo cambio di rotta segnerà profondamente il suo fare artistico: negli anni l’arte di Billi sarà sempre caratterizzata da una ricerca sul valore dell’inconscio, personale e collettivo. Nei primi anni Novanta si trasferisce a Roma, ambiente fertile e vivace che favorirà l’avvio della sua carriera artistica: di importanza fondamentale è l’incontro con il gruppo di Opening, composto da Alberto Vannetti, Patrizia Mania, Lucilla Meloni, Domenico Scudero e Natalia Gozzano. Per tutto il successivo decennio la rivista sarà un punto di riferimento per la vita e le riflessioni di Billi, che ne è uno dei principali animatori. Parallelamente al percorso editoriale, Luigi Billi da avvio al suo percorso artistico: il linguaggio pop, tratto da fotoromanzi e icone pubblicitarie, è la prima sorgente dei suoi lavori. Billi rielabora e fa suo il concetto del ready-made, scavando nei repertori di immagini per svelarne significati inaspettati. In tal senso Billi si pone come un “collezionista”, che assorbe e rielabora il proprio materiale iconografico e testuale per indagare la complessa natura delle relazioni umane. La maggior parte dei suoi lavori si costituisce per serie, su cui ritorna anche a distanza di lunghi periodi: Untitled Kisses (1992 – 1993); Donne (1993 – 1995; 1998); Ho proibito a mio padre di chiamarmi figlio (1996); Hombres (1998); Cara mamma stiamo tutti bene. Caro babbo siamo tutti morti (2000); Eroi (2012 – 2013). A partire dal 1992 la tecnica prediletta diviene quella dello “stropicciamento”: immagini ingrandite e rielaborate vengono in un secondo momento accartocciate e ri-distese in una poetica di “rifiuto e recupero” che diventa la sua cifra distintiva. Accanto all’interesse e l’indagine sulla cultura pop e sull’inconscio collettivo, Billi sviluppa una ricerca sul concetto di “natura”, articolato in serie che indagano le diverse forme del reale e il concetto stesso di naturale: Paesaggi umani (1990); Naturae (2004); Cieli di bosco (2008 – 2012); Domestic Jungle (2012 – 2013). La sua opera viene apprezzata sia in Italia che all’estero: tra le sue esposizioni si ricorda in particolare in Italia la partecipazione alla XII Quadriennale di Roma (Roma, Palazzo delle Esposizioni – 1996) e alla LIV Biennale di Venezia (Torino/Milano, Padiglione Italia – 2011) e all’estero la partecipazione alla VIII Biennale del Cairo (2001). Oltre a queste, Billi ha tenuto esposizioni a Roma, New York, Puglia e Milano. Il 2 febbraio 2016 Luigi Billi si è spento fisicamente a questo mondo, lasciando un’eredità vivissima della sua arte e poetica.


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