Italia e Giappone si rivelano realtà differenti sotto il profilo linguistico e culturale: l’enorme espansione della scolarità giapponese dall’epoca Meiji ai nostri giorni, con il connesso empowerment generalizzato di un unitario standard scritto e parlato, è mancata in Italia e i livelli di scolarità e di circolazione della cultura scritta restano in Italia tuttora lontani dai giapponesi. D’altra parte non ha riscontro in Giappone quella radicata presenza italiana, secolare, anzi talora millenaria, di nativi che parlano lesser used languages (sono quattordici i gruppi minoritari d’antico insediamento riconosciuti in Italia) e dialetti assai differenziati e tuttora d’uso comune per il 60% della popolazione. E, anche se si guarda alle lingue importate di recente da flussi migratori, l’Italia esibisce un volto linguistico ben altrimenti vario. Perché, allora, un confronto tra realtà diverse? Come mostra il volume, le ragioni si rintracciano in similarità inattese e in proficui scambi scientifici che illuminano la fisionomia di entrambe le lingue e le culture.