Gli insegnamenti delle lingue straniere di più antica tradizione nelle Facoltà umanistiche (inglese, francese, tedesco, spagnolo e portoghese, con esclusione della slavistica e della orientalistica) hanno avuto riconoscimento autonomo, separato dagli insegnamenti delle rispettive letterature, solo a partire dal 1999 con la legge di riforma dell’università. Il loro status autonomo è ricco di implicazioni per il funzionamento delle Facoltà di Lingue e letterature straniere: da un lato, infatti, si instaura un nuovo rapporto con le letterature che, tradizionalmente embricate fi n dalle titolature con le lingue e gravate di un coté linguistico percepito come marginale, possono dispiegare al meglio tutto il loro potenziale critico ed estetico; dall’altro canto si off rono alle lingue, non più strette al fi anco delle letterature – maggioritarie per infl uenza scientifi ca e per tradizione accademica – spazi e tempi congrui e distesi per favorire rifl essioni teoriche e incrementare pratiche discorsive al più alto dei livelli previsti dal Common European Framework for Lamguages.