L’approccio “periferico” allo studio del regime fascista risale a poco più di vent’anni fa. Esso ha generato un fortunato filone di studi che ha contribuito a movimentare ed arricchire la storia del ventennio da un punto di vista metodologico e interpretativo, moltiplicando i punti di vista e concentrandosi su un circoscritto ambito territoriale e di conseguenza offrendo maggiore attenzione allo sviluppo della società locale. Questo studio si inserisce in tale filone, e si propone di indagare e ricostruire le vicende storiche del periodo fascista in un territorio ben definito, quello della città di Viterbo e del suo circondario, a partire dall’analisi biografica dei protagonisti a livello locale degli avvenimenti politici, amministrativi, economici, sociali del periodo. Quale ruolo ebbero i prefetti che si avvicendarono alla guida del territorio provinciale viterbese? Quale il loro rapporto con gli esponenti delle élites locali, e in particolare con i segretari federali? A quali principi facevano capo i criteri di designazione e le modalità di nomina di coloro che svolsero funzioni pubbliche? Per quali cause alcuni protagonisti giunsero a dimettersi dal loro ufficio? E soprattutto che valutazione dare dell’operato di questa classe dirigente? Quale tipo di consenso essa fu in grado di ottenere e che aspettative nutriva la cittadinanza nei suoi confronti? Questi i principali interrogativi che hanno fatto da motore all’indagine.