Il libro ricostruisce il profilo dell'umanista Antonio Bonfini e della sua attività di letterato, dalle Marche (Ascoli Piceno e Recanati) a Buda in Ungheria, dove entra in contatto con le celebri figure del re Mattia Corvino e della regina Beatrice d'Aragona e con la leggendaria Bibliotheca Corviniana, fino ad essere nominato storiografo di corte. Il Bonfini, quale rappresentante tipico dell'educazione e della cultura umanistiche, conoscitore della lingua e della letteratura greco-latina, opera a lungo nella corte ungherese e diventa uno dei più importanti personaggi protetti dal mecenatismo del re. Autore versatile di orazioni, latinizzazioni e opere di carattere letterario, il Bonfini si distingue per le sue attitudini di storico, che, dalla Historia Asculana, alla traduzione delle Storie di Erodiano (di cui si affronta la questione filologica della tradizione manoscritta), alle Rerum Ungaricarum deca des, si muove tra le innovazioni della storiografia umanistica e la riproposizione dei classici.